Aumentano costantemente le paure di una prossima stretta del credito causata dagli effetti del virus e in effetti non sembra così lontana la possibilità per ben 3 motivi che elencherò di seguito.
Prima di addentrarci nella spiegazione delle basi oggettive che dimostrano la possibilità di una prossima stretta del credito, con conseguenze devastanti per le imprese italiane (PMI in testa), soprattutto per fattori che si vogliono occultare per non generare panico, è opportuno dire anche che è possibile, seguendo i dovuti passi, superare questa prossima onda d’urto del credit crunch che potrebbe in alternativa radere al suolo coloro che pensano si tratti solo di un isterismo di massa fuori controllo.
Secondo l’Emerging Risks and Research team dei Lloyd’s di Londra, “una pandemia globale non è un rischio ma una certezza… Con conseguenze economiche, che potrebbero provocare una riduzione media del 10% del Pil mondiale”. – L’Inkiesta
I titoli di stato USA sono diretti verso la loro settimana peggiore dalla crisi finanziaria del 2008; aziende tra cui Apple e Walmart hanno avvertito di potenziali perdite di vendita da COVID-19 e i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie hanno detto agli americani di prepararsi alla diffusione dell’epidemia negli Stati Uniti, con conseguenze sconosciute ma potenzialmente “disastrose”. – theconversation.com
Sembra proprio che i danni economici di questa potenziale pandemia, secondo i dati pronosticati e secondo quanto invece stanno già vivendo le aziende nel mondo, siano non solo già stati pesanti, ma stiano addirittura crescendo.
Ma quali sono le basi che potrebbero scatenare una stretta del credito?
Dai dati raccolti negli USA, la crisi economica non avrà precedenti se non prossimi a quelli provocati dalla crisi del 2008, significa quindi questo che il credit crunch, potrebbe essere come quello post 2008? E se fosse peggiore?
Dicevamo che ci sono 3 elementi oggettivi che possono aiutarci a capire l’arrivo di un altro Credit Crunch (stretta del credito verso le imprese), ma quali sono?
Per scoprirlo dobbiamo comprendere innanzitutto di cosa stiamo parlando quando menzioniamo il Coronavirus. Non vogliamo infatti rischiare di creare allarmismo fuorviante, né speculare sulla vita delle persone.
Sul sito del Ministero della Salute si legge quanto segue:
Il 31 dicembre 2019 la Commissione Sanitaria Municipale di Wuhan (Cina) ha segnalato all’Organizzazione Mondiale della Sanità un cluster di casi di polmonite ad eziologia ignota nella città di Wuhan, nella provincia cinese di Hubei. Il 9 gennaio 2020, il CDC cinese ha riferito che è stato identificato un nuovo coronavirus (2019- nCoV) come agente causale ed è stata resa pubblica la sequenza genomica.
Situazione internazionale
Ultimi dati OMS (Fonte: Health Emergency Dashboard, 28 febbraio, ore 10.00 CET)
Globale
- 83310 casi confermati per il nuovo coronavirus (Covid-19) nel mondo dall’inizio dell’epidemia
- 2858 morti
Cina
- 78959 casi confermati clinicamente e in laboratorio
- 2791 morti
Altri Paesi
- 4351 casi confermati in 45 altri Paesi
- 67 morti
Sembra quindi che i volumi siano davvero importanti, anche se per qualcuno la cosa non è preoccupante perché si dice che i contagiati ed i morti di un’ordinaria influenza siano maggiori, bisogna considerare non il dato oggettivo, ma l’effetto che la notizia produce.
Infatti mentre per una “normale” influenza non si creano notizie allarmanti, in questo caso, anche solo accennare la parola “pandemia”, ha scatenato l’isterismo generale che ha portato a creare blocchi nei trasporti, voli cancellati, blocchi doganali, scuole chiuse, supermercati presi d’assalto, atti di sciacallaggio nelle zone rosse e addirittura a forme di razzismo.
Sono forse questi gli elementi che potrebbero creare un possibile credit crunch?
Dicevamo che ci sono 3 fattori, quali sono?
Per dare maggiore chiarezza ritengo sia doveroso iniziare dalle cose più semplici e la nostra mente, quando deve elaborare delle informazioni nuove, per riuscire a comprenderne il significato e capire realmente l’impatto che esse possono avere, ha bisogno di conoscere già l’argomento, altrimenti non si riesce a comprendere e le informazioni o i dati, risulteranno inutili.
Il problema del Coronavirus CoVid-19 è che è il primo che stiamo vivendo nella nostra società, per gli effetti che sta generando. Non abbiamo storicità sullo stesso e questo significa che l’enorme mole di informazioni che i media stanno trasmettendo, risulta confusionaria e non chiara.
Per questo ancora nessuno sta comprendendo realmente la forza dell’onda d’urto che si creerà a livello economico e si manifesterà sotto forma di stretta del credito.
Come possiamo quindi riuscire a comprendere qualcosa di nuovo, se la nostra mente ha bisogno di quanto è già stato memorizzato, per poter comprendere quanto sta accadendo?
Nonostante non ci siano elementi che possono aiutarci nel presente a fare una valutazione diretta, possiamo allora cercare qualcosa che sia simile. Possiamo infatti fare una similitudine, usare per così dire un qualcosa che possa darci un’idea in termini di ordine di grandezza degli effetti.
Qual è il paragone più prossimo che possiamo utilizzare per comprendere i reali effetti sull’economia e sul credito per le aziende che scatenerà il Coronavirus?
Per fare un paragone con il CoVid-19, servirebbe un virus che abbia creato una pandemia simile e l’unico che possiamo ritrovare tra i nostri archivi storici, capace di darci sufficienti elementi di analisi è senz’altro l’Influenza Spagnola del 1918.
L’influenza spagnola del 1918 e gli effetti economici
La pandemia di influenza del 1918-1919, nota anche come influenza spagnola, uccise almeno 50 milioni di persone in tutto il mondo, con alcune stime che arrivarono a 100 milioni. Negli Stati Uniti, quasi 1 persona su 3 si è infettata e 500.000 sono morti. Anche per coloro che sono sopravvissuti, ci sono stati numerosi casi di disabilità fisica a lungo termine.
Che dire dell’Italia?
Secondo i dati in nostro possesso si parla di 600.000 morti, vale a dire pari al numero dei soldati morti in guerra dal 1915-1918.
Questi dati impressionanti sono in ogni caso frutto di approssimazione, in quanto la rigidissima censura della stampa nazionale e delle istituzioni sanitarie non ha permesso un computo preciso delle vittime dall’insorgenza della pandemia all’inizio del 1918, fino alla scomparsa della stessa nei primi mesi del 1919.
Fortunatamente ci sono altri paesi europei che hanno raccolto qualche dato, come ad esempio la Svezia, la quale riporta pesanti effetti economici a seguito dell’influenza spagnola.
Grazie ai dati riportati dagli svedesi, emerge che gli effetti sull’economia si sono avuti non tanto nell’immediato, quanto a distanza di mesi. Infatti l’influenza è iniziata ad Aprile 1918, ma il disastro economico si è registrato a Novembre dello stesso anno, ma mentre allora il mondo non era globalizzato e con scambi “immediati” con tutto il mondo come oggi, i tempi odierni sono terribilmente ristretti perché già le imprese stanno avendo annullamento di ordinativi, i negozi sono già vuoti e il panico economico è già iniziato.
Coronavirus, rallenta il Pil mondiale. Ocse: nel 2020 taglio di 0,5 punti – Il Messaggero 2 Marzo 2020
L’Ocse: nel 2020 crescita zero per il Pil italiano per colpa del Coronavirus
L’organizzazione internazionale taglia di mezzo punto le stime di crescita globale. Perdono terreno anche Francia e Germania. L’Istat rivede al rialzo le previsioni per il 2019: + 0,3% – La Stampa 2 Marzo 2020
A questo punto, avendo sotto mano dei dati oggettivi degli effetti creati dal “fratello maggiore” di Covid-19, possiamo avere una visione più chiara di cosa possiamo aspettarci per il nostro futuro a livello economico.
Tuttavia, nonostante i dati dell’influenza spagnola del 1918 possano creare un legittimo senso di paura, in realtà le cose per noi saranno ancora peggiori, perché dobbiamo considerare un fattore che nel 1918 non esisteva e che oggi gioca a nostro sfavore non lasciandoci via d’uscita.
Infatti se l’influenza spagnola del 1918 ha causato almeno cinquanta milioni di morti, in un mondo dove la maggioranza dei decessi si è verificata nelle aree urbane, lasciando “indisturbate” le aree rurali perché non connesse come lo sono oggi, noi invece viviamo in un mondo globalizzato dove tutto il mondo è connesso e gli scambi avvengono quotidianamente da qualsiasi e verso qualsiasi parte del globo.
La globalizzazione accelera il processo di contagio e si calcola che entro i prossimi due anni la percentuale di infettati sarà pari al 70% della popolazione.
Parlavamo però di danni economici, di effetti disastrosi non sul piano dello scambio commerciale e produttivo, ma gli effetti peggiori saranno anche e soprattutto nella stretta del credito verso le aziende e lo farà in modo irreparabile, portando inevitabilmente ad un cambio di paradigma.
Tutti i dati portano a concludere che gli effetti che avremo nel medio e lungo periodo saranno peggiori della crisi del 2008.
Sembra giusto che ci poniamo delle domande per fare una riflessione, ovvero:
- Quali sono i fattori che creeranno una stretta del credito peggiore di quella post crisi 2008?
- Come possono le imprese trovare una soluzione ed evitare di trovarsi senza fonti di credito?
- Rispondiamo analizzando passo passo ciò che ci porta a fare questa affermazione.
La produzione improvvisamente bloccata
Il governo italiano, le Regioni e i Comuni hanno deciso, dopo l’improvviso emergere di vari casi in pochissime ore, di chiudere di fatto il Nord del Paese, …nella sostanza tutti i nodi della rete sociale e civile nella zona che produce circa il 60% del Pil italiano e dove abitano oltre 30 milioni di italiani. Si è trattato di un provvedimento del tutto sconosciuto al nostro Paese; non è mai esistito nulla di simile sicuramente dalla nascita del Regno d’Italia, neppure durante i due conflitti mondiali, quando non sono state prese misure “preventive” di tal genere. Un simile inedito storico sta avvenendo in piena era globalizzata, in cui il flusso di merci, di persone e di capitali ha costituito la base dell’economia, per effetto di una trasformazione delle strutture produttive e finanziarie che in circa 30-40 anni ha tolto a moltissime zone del Pianeta la capacità di autosostenersi e, nel caso italiano, ha creato una fortissima dipendenza dall’estero. – Altraeconomia 2 Marzo 2020
Il blocco della Cina, ha penalizzato la prima fase dell’economia, quella legata al commercio diretto perché in effetti si è congelato il paese più produttivo del mondo, dal quale dipende la vita quotidiana di miliardi di persone.
Un’azione necessaria per contenere il virus, ma che ha creato enormi disagi alle aziende che hanno in Asia la propria produzione.
Per non parlare dell’isterismo che si è scatenato e la fobia per tutto ciò che può provenire da quel paese.
Cosa provoca tutto questo?
Mancando la produzione viene a mancare la capacità di offrire qualcosa al mercato e questo è il primo danno che si registrerà sui bilanci aziendali del 2020, i quali saranno incapaci di sostenere una richiesta di credito verso il canale bancario tradizionale nel 2021.
Se la paura di avere rapporti con la Cina, ha già frenato gli scambi commerciali da e verso di essa, non solo da parte dell’Italia, ma anche da parte di tutto il mondo, allora è inevitabile che si scateni un effetto ancora peggiore.
I regolamenti bancari diventeranno insostenibili per le imprese
Proprio così, per l’impresa media italiana bancocentrica, ovvero con un approvvigionamento di denaro dipendente dal sistema bancario, la quale non ha attuato alcuna diversificazione, si prevede una vera e propria apocalisse di liquidità.
Banche a picco, l’impatto del coronavirus provocherà un aumento del flusso di Npl – Il Sole 24 Ore 2 Marzo 2020
La difficoltà a sostenere le linee di credito concesse, dovuta da una strategia statica, porterà inevitabilmente gli istituti di credito ad applicare i rigiri parametri dati dai regolamenti di Basilea (IFRS 9).
La cosa più grave è che la maggioranza crede che tutto si risolverà nel giro di poche settimane e che quindi non ci sarà alcuna stretta del credito.
Purtroppo però le cose sono peggiori di quanto si vuole credere, perché crederci costa davvero molto.
Sebbene le prospettive siano nere per chi decide di proseguire come ha sempre fatto, in realtà esiste una soluzione che, non solo può ridurre il rischio di un blocco del mercato ed una conseguente stretta del credito, ma può addirittura portare ad ottenere un risultato migliore di quanto sia avvenuto finora.
Infatti, grazie alla giusta strategia e alle giuste azioni, sarà possibile per le PMI, acquisire nuovi mercati, nuovo e più credito e rilanciare la propria realtà. Naturalmente tutto questo porta inevitabilmente a formulare delle domande tipo:
- Com’è possibile evitare la prossima e devastante stretta del credito?
- Cosa si deve fare per scongiurare questo disastro?
- Quali sono le azioni da compiere per sfruttare questo momento e rilanciare la propria impresa?
L’unica soluzione possibile
Se basare la fornitura della propria produzione ad un unico paese come la Cina, ha penalizzato da subito chi non aveva un piano B, o non aveva diversificato la propria produzione su altri paesi, perché in effetti l’arrivo improvviso del virus ha creato un vero e proprio cataclisma dato dal congelamento delle attività commerciali e produttive, allora diventa chiaro come l’unica soluzione adottabile sia proprio diversificare.
Diversificare cosa significa? Diversificare significa avere delle alternative che siano localizzate in più zone del globo, così da sopperire ad eventuali e molto probabili (vedi Coronavirus) blocchi produttivi dati da un fattore piuttosto che un altro.
Avere un mercato globale, cosa oggi molto facile ed inevitabile, diventa quindi fondamentale per sopravvivere e il mercato si può intendere sia per la vendita che per l’acquisto.
Quindi avere clienti globali diventa inevitabile e avere fornitori globali diventa categorico.
Ma tutto questo come può risolvere ed evitare la stretta del credito?
Riuscire a rimettere in moto il mercato degli acquirenti e/o dei fornitori, attraverso una diversificazione, permette intanto di sopperire alle necessità più urgenti, che sono quelle di mantenere attiva la produzione, la vendita a mercato e la circolazione di denaro, ma non è così scontato il risultato, soprattutto se si trascura l’elemento più importante di questa attività.
Trovare contatti con i quali instaurare dei rapporti, non è mai stato così facile. Questo è sicuramente un vantaggio a nostro favore che le imprese del 1918 non avevano.
Tuttavia l’opportunità è tanto grande, quanto grandi sono le pretese del mercato. Perché? Perché oggi i contatti danno risultati se ci si rende attraenti.
Infatti non basta dire “esisto”, ma si deve sostenere il “perché” è un’opportunità oggi fare affari con la nostra azienda, anziché con quella di fronte a noi.
È dunque difficile diventare attraenti per il mercato?
Facile o difficile è sempre una questione di punti di vista e oggi essere attraenti è imprescindibile dal sostentamento che vogliamo dare alla nostra impresa. Si può dire quindi che un’impresa non può sussistere se non è attraente e non è attraente se non ha voglia di esistere.
E tutto questo come può influire sul credito ed impedire la stretta molto prossima a cui andremo incontro?
La diversificazione finanziaria è imprescindibile
Come cercare nuovi mercati per intrattenere rapporti commerciali, soprattutto avendo la visione di diversificare, è imprescindibile per sopravvivere e avere la possibilità di trovare partner con cui lavorare, così diversificare l’approvvigionamento del credito è necessario per approvvigionarsi del capitale necessario allo sviluppo della propria azienda.
Benché per molte imprese sia ancora possibile pensare di avere un solo fornitore del credito (la banca), è oramai doveroso avvalersi di altri canali di fornitura che si possono trovare direttamente nei mercati finanziari.
Ciò che era una remota possibilità, riservata alle grandi aziende, oggi diversificare il credito è possibile anche per le PMI già dal 2012, solamente che l’informazione non è così diffusa e condivisa.
Dalle normative introdotte dal legislatore nel 2012, aggiungendo poi i successivi decreti sviluppo, è possibile avvalersi di finanza alternativa al mondo bancario.
Oggi una PMI può trovare nuovi fornitori del credito, senza subire le condizioni a cui era abituata fino a ieri con il classico canale bancario.
Grazie alla finanza alternativa infatti le imprese possono:
accedere ad un mercato globale e non solo locale, con un potenziale di credito superiore ai 215 trilioni di USD;
sviluppare la propria impresa ottenendo il credito per i propri progetti, senza rilasciare garanzie personali;
ricevere credito senza che questo risulti nella centrale dei rischi;
La finanza alternativa risulta quindi essere la soluzione imprescindibile ed inderogabile per raccogliere il credito necessario alla “sopravvivenza” nel breve e medio termine della propria impresa, perché è globale, in continua crescita e formata da strumenti che danno enormi possibilità.
Anzi…
Proprio per le caratteristiche degli strumenti di cui dispongono i mercati, è oggi doveroso per gli stessi investire nel mondo imprenditoriale. La sola domanda che si pongono è: chi merita il mio capitale?
Risulta infatti scontato che i mercati investono su chi è più attraente e meritevole di credito.
E chi sono i soggetti più attraenti per i mercati?
Per rispondere è possibile riprendere il concetto di prima: se ho chiara la visione per il futuro della mia azienda, saprò presentare un progetto che sia attraente e lo stesso potrà ricevere credibilità e sostegno dai soggetti che vogliono approfittarne.
Considera una cosa, ovvero che la finanza non si crea dal nulla, ma si sposta. Quindi è ancora più importante nei momenti di crisi, dove le scelte di investimento dei mercati diventano ancora più urgenti, essere pronti a raccogliere quel capitale.
Infatti, se da una parte rimanere fermi porterà inevitabilmente a scontrarsi con una stretta del credito che sarà peggiore di quella del 2008 (il Coronavirus non ha precedenti per globalità d’impatto e ha già scatenato effetti a breve e ne avrà nel lungo periodo), puntare sulla finanza alternativa diventa non solo possibile e obbligatorio, ma anche “facile”, se ci si avvale della giusta strategia.
Ma qual è la strategia da seguire?
Può una qualsiasi azienda rivolgersi direttamente ai mercati, o servono dei passaggi ben precisi?
L’unica strategia percorribile
Se la finanza alternativa è una strada percorribile dal 2012, grazie alle normative promulgate, allora significa che non è una cosa così scontata e facile poter andare a mercato e dire “chi mi presta dei soldi?”.
Infatti se servono dei regolamenti, significa che si deve seguire un giusto percorso.
I mercati hanno sì il capitale e il bisogno di investirlo, ma lo stesso abbiamo visto che si può dare solo a:
- chi ha le caratteristiche per ottenerlo;
- chi risulta attraente perché ha un progetto che ha senso;
oltre ad un terzo fattore indispensabile che è:
- chi ha le relazioni giuste;
Questo ultimo aspetto è l’ultimo cruccio da superare per poter accedere ad una fonte di credito senza limite.
La motivazione è molto semplice.
Se nel tradizionale approvvigionamento tramite il canale bancario, le relazioni si potevano instaurare con il “fai da te”, o con le figure consulenziali esterne (commercialista e consulente finanziario), nel mondo della finanza alternativa le cose sono diverse.
Essendoci parametri, regolamenti e strumenti che non hanno nulla a che vedere con il mondo bancario, le figure di cui prima, sono assolutamente incomplete senza coloro che invece hanno le giuste relazioni.
Ma allora a chi si deve rivolgere un’impresa per poter ottenere il credito prima che sia troppo tardi, se da sola o con le figure tradizionali non può riuscire?
Fortunatamente ci sono due notizie positive che possono aiutare le PMI a trovare il credito prima che sia troppo tardi.
La prima è che esiste una figura specifica che ha le competenze e le relazioni per aiutare le imprese a trovare il credito per sopravvivere all’onda d’urto che arriverà a breve e si chiama Advisor.
L’Advisor è quella figura che fa da coordinatore tra il cliente (del mercato) azienda e il mercato stesso.
Se si fa una ricerca su Google si noterà che esistono diverse figure Advisor sul territorio nazionale, basterà quindi avvalersi di uno a caso per ottenre il risultato?
Anche se le opportunità sono tante, scegliere l’Advisor sbagliato può rivelarsi essere non solo controproducente, ma addirittura letale.
Per quale motivo?
Perché molti Advisor accettano solo grandi aziende, quindi avviare una trattativa con questa tipologia rischia di far perdere molto tempo perché si scopre solo dopo mesi, che la figura è troppo lontana dai bisogni del cliente, ma c’è di peggio.
Ovvero, visto che la finanza alternativa ora fa gola a molti, si può rischiare di farsi abbindolare da un Advisor “improvvisato”, ovvero che non ha né le competenze e nemmeno le relazioni di cui si avrebbe bisogno.
Mentre un esperto può riconoscere subito questa figura, per l’imprenditore medio (a digiuno di finanza alternativa) e i suoi consulenti, si rischia spesso di scoprirlo quando è troppo tardi.
Allora a chi ci si può rivolgere?
C&G Capital risulta essere l’Advisor perfetto perché da anni ha instaurato rapporti sia con il mondo imprenditoriale che con i mercati e può dimostrarsi essere all’altezza delle aspettative, non solo delle grandi aziende, ma anche delle PMI con fatturati appena oltre la soglia dei 2 milioni.
Non solo. C&G Capital ha semplificato un processo complesso per le aziende che desiderano avvalersi della sua consulenza. Infatti il metodo di lavoro di C&G Capital permette a qualsiasi azienda di capire da subito se e come può accedere ai mercati, senza affrontare alcun costo.
In una fase di analisi e valutazioni che la maggioranza rende onerosa, C&G Capital invece offre una consulenza gratuita. Per quale motivo?
Perché è certa del risultato e il suo guadagno più importante deve essere sullo stesso.
Come sarebbe se al fianco dell’impresa, in un momento storico e sociale tanto delicato, non solo ci fosse qualcuno che delinea la strategia per mettersi in salvo, ma si potesse disporre di un vero e proprio partner sempre disponibile e dedicato?
Non darebbe forse un maggior senso di serenità, sapere che l’Advisor a cui ci si è rivolti, mettesse a disposizione un consulente ad uso esclusivo?
Sicuramente sì! Proprio per questo C&G Capital, oltre ad aver ideato il metodo perfetto per valutare la possibilità di accedere alla finanza alternativa, oltre a predisporre il percorso per le aziende che vogliono avvalersi della diversificazione, ha creato una figura professionale a disposizione delle imprese che si chiama: Kredit Finder!
Il Kredit Finder è il consulente preposto ad affiancare sempre l’impresa e a sua completa disposizione, perché C&G Capital ritiene che il valore siano le persone e i rapporti umani ed in un momento storico tanto delicato è importante rimanere uniti per uscirne vincitori!